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San Nicola di Casole
Il Monastero di San Nicola di Casole si trova pochi chilometri a Sud di Otranto.
Difficilmente si può pensare che le rovine attualmente presenti sul sito siano ciò che resta di uno dei luoghi più significativi ed importanti del meridione sotto il profilo storico, artistico e culturale.
Solo con un enorme sforzo di fantasia si può immaginare che quei ruderi, nel periodo del loro massimo splendore (tra i secoli XI e XIII), siano stati la prima università e la più ricca biblioteca dell’Europa di allora, un luogo di “perfezionamento spirituale” oltre che vero e proprio focolaio di studi classici.
Dell’antico Monastero di Casole, importante centro di cultura e di fede cristiana e punto di passaggio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, resta solo un cumulo di pietre poste su un terreno praticamente abbandonato e quasi inavvicinabile, ovviamente privo di qualsiasi segnalazione.
Forse sarebbe il caso di dedicare qualche parola, di ricordare in qualche modo questo luogo in cui cultura greca e latina per secoli convissero pacificamente, segnando la storia della nostra Terra.
Storia del Monastero.
Secondo la tradizione, l'abbazia di San Nicola fu fondata nel 1098 - 1099 dal crociato normanno Boemondo I, figlio di Roberto il Guiscardo, principe di Taranto e di Antiochia e da questi donata ad un gruppo di monaci basiliani guidati da Giuseppe, primo abate del Monastero.
Recenti rilevazioni archeologiche hanno dimostrato che in realtà il sito è molto più antico, con insediamenti che risalgono ad un periodo precedente, esattamente al VIII o al IX secolo. Lo stesso nome “Casole”, del resto, deriva dal fatto che essa fu eretta su un cenobio preesistente costituito da capanne, nicchie, grotte e casole appunto, dove i monaci si recavano per pregare.
La fondazione dell'abbazia ebbe alla base motivi essenzialmente politici, primo tra tutti quello di guadagnarsi il favore dei monaci greci che vivevano nel Salento e della stessa popolazione Salentina che appoggiava la religiosità greca al fine di precludere qualsiasi possibilità di riconquista ed ogni possibile intromissione di Bisanzio nella penisola.
Solo pochi anni prima, infatti, i Normanni avevano conquistato la Puglia (nel 1071) ed Otranto (nel 1064) sconfiggendo le armate bizantine ed instaurando quel sistema di potere che avrebbe dato vita, nel Sud, al Regno di Ruggiero II.
In breve tempo il Monastero di San Nicola di Casole divenne il più importante di tutto il Meridione, tanto ricco da essere al primo posto nel Mezzogiorno per obblighi fiscali, proprietario di molti terreni e dal quale dipendevano numerose chiese.
Godette di grande notorietà anche presso la sede pontificia che, in più di un'occasione, utilizzò le più eminenti personalità del monastero per missioni a Costantinopoli.
Fu un monaco basiliano di Casole, Pantaleone a realizzare, dal 1163 al 1165, il celebre mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, la più grande e importante opera musiva del meridione.
Intorno alla metà del XV secolo venne in visita il Cardinale Bessarione, diplomatico e uomo di cultura, che aveva a cuore la memoria del pensiero greco – principalmente neoplatonico – ed il salvataggio delle testimonianze scritte della civiltà greca antica. Temendo, profeticamente, la completa distruzione di questo patrimonio a causa dell’avanzata dei turchi, il Cardinale portò via la parte migliore della biblioteca di Casole, poi donata alla biblioteca Marciana di Venezia.
Qualche anno dopo, nel 1480, i turchi sbarcarono ad Otranto e la conquistarono.
Oltre all’eccidio degli ottocento martiri, saccheggiarono e bruciarono il monastero di San Nicola di Casole di cui, evidentemente, non compresero la funzione e l’importanza politico - religiosa.
Dopo questo evento Casole ed Otranto, culla di esperienza e dottrina, non furono più come prima, nonostante il monastero continuasse, almeno in parte, a svolgere le sue funzioni.
Nei secoli successivi non ci fu bisogno di alcuna invasione barbarica per portare a termine l’opera di distruzione dei turchi.
Degrado, noncuranza e ignoranza resero Casole un semplice rudere.
Valore del Monastero di San Nicola.
Quello di San Nicola non fu un semplice monastero medievale, fu qualcosa di molto più importante: la prima università dell’epoca. Una vera e propria accademia di lettere greche e latine, la prima vera scuola pubblica di Terra d'Otranto, teatro di una nuova formula di convivenza razionale tra discorso teologico e discorso filosofico. Qui i monaci si dedicavano alla preghiera ed allo studio, lavoravano ed impartivano lezioni di letteratura greca e latina, di filosofia e logica. Qui si incontravano e si scontravano intellettuali Greci, Ebrei, Latini che affrontavano nelle loro appassionate discussioni vari problemi.
Nel 1160, l’igumeneo Niceta costruì accanto al monastero la "casa dello studente", anche in questo caso la prima del mondo occidentale. In questi luoghi sperduti venivano a studiare e ad insegnare dall'una e dall'altra Europa. Qui si trascrivevano codici greci per poi tradurli in latino, si trascrivevano codici latini per tradurli in greco.
Sembra quasi impossibile da credere, ma oltre ottocento anni fa nelle campagne a sud di Otranto chi voleva studiare il greco, e poi il latino, il trivio ed il quadrivio, aveva gratis vitto, alloggio, professori e una ricca biblioteca a disposizione.
Casole possedeva infatti una biblioteca per la diffusione della cultura ed uno Scriptorium, per la copiatura dei testi classici, strutture tra loro indipendenti.
La biblioteca di Casole, con le sue decine di migliaia di testi la più grande e ricca dell'Europa dell'epoca, fu frequentatissima anche perché i suoi libri, contrariamente a quanto succedeva altrove, non servivano soltanto il monastero ma erano concessi in prestito a preti e monaci di altri cenobi.
Una biblioteca aperta al pubblico, una vera e propria rarità che differenziava Casole da tutti gli altri monasteri dell’epoca.
A proposito di quest'attività, così importante per il monastero, è necessario fare una precisazione.
Il monachesimo orientale considerava la lettura e lo studio alla stessa stregua delle opere pie, ad esse i monaci si dedicavano con tutte le loro forze al pari della preghiera ma non si ponevano come obiettivo quello di diffondere la cultura in generale, tanto meno quella profana, presso le popolazioni locali.
Il monastero, nella stragrande maggioranza dei casi, non era altro che una scuola di perfezione spirituale visto che la stessa cultura non rappresentava altro che uno dei tanti mezzi a disposizione dell'uomo per raggiungere la perfezione.
Lo "scrittorio" monastico, quindi, non era quindi finalizzato al commercio ed alla diffusione del libro, né la biblioteca era intesa come un vero e proprio centro di cultura per la popolazione, entrambi servivano a soddisfare la domanda interna del monastero. Era un vero e proprio circuito interno chiuso, attraverso il quale i monaci calligrafi, non erano necessariamente dei letterati, fornivano la biblioteca che, a sua volta, distribuiva ai monaci i libri necessari, sia per la liturgia che per la lettura privata.
Uno dei principali doveri dell'igumeno e dei suoi dipendenti era quello di conservare i libri nelle biblioteche, aumentarne il numero, copiando i manoscritti più rari. I monaci quindi trascrivevano ed interpretavano testi dell'antica sapienza.
Dallo Scriptorium di Casole dipendevano altri due minori, quello di Gallipoli, annesso probabilmente all’Abbazia di San Mauro e quello di Nardò, situato accanto all’Abbazia della Madonna dell'Alto.
Qui si trascrivevano testi destinati all'istruzione primaria, non all'approfondimento culturale e dottrinario (cosa che avveniva invece ad Otranto). A Gallipoli e Nardò, intorno al 1000, furono ricopiati anche Omero, Esiodo, Aristofane e, quasi certamente, dei lessici ma non in quantità rilevante. La posizione geografica del monastero a breve distanza da Otranto, allora assai più di oggi, città importante per il commercio con l'Oriente e l'Occidente, favorì l'accorrere degli studiosi dalle più remote province d'Italia e dall'estero. Oggi i codici casolani sopravvissuti alla distruzione sono sparsi nelle migliori biblioteche medievali: Marciana di Venezia, Medicea di Firenze, Vaticana di Roma, Lombarda di Milano, Nazionale di Napoli e di Torino, Sorbona di Parigi, Nazionale di Madrid, e poi a Berlino, Londra, Kiev.
I principali Abati e la scuola letteraria.
Come si è detto, primo abate del monastero di San Nicola fu Giuseppe Igumeno al quale, nel 1099, Boemondo donò il monastero. Il più importante in assoluto fu però il settimo abate, Nicola di Otranto (1219-1235) chiamato Nettario dopo essere divenuto Abate anche se usava firmarsi sempre con il suo vero nome. Fu molto rigido con i monaci e di sua mano soppresse "come spregevole e contraria alla regola dei Padri" la regola che esentava dal digiuno i monaci pescatori.
Il Nettario fu protagonista di diverse missioni diplomatiche: nel 1205 e nel 1214 per conto di Papa Innocenzo III quale interprete ai cardinali che andavano a discutere a Costantinopoli sui rapporti tra Greci e Latini; nel 1223-1224, per conto di Federico II in Oriente e, nel 1232 a Roma, dal Papa, per discutere sulla validità del battesimo delle genti battezzate con il rito greco.
Sempre a Nettario va attribuita la fondazione sia della imponente biblioteca del monastero, con le migliaia di volumi greci e latini che raccolse nei suoi viaggi in Oriente, sia la fondazione della scuola poetica otrantina, un gruppo di quattro poeti che utilizzava la lingua bizantina e non disdegnava il ricorso a virtuosistiche ed elaborate tecniche letterarie. Enorme è stata la valenza della loro produzione nel contesto storico e culturale in cui operarono visto. Pur poetando in greco, infatti, si resero partecipi di un'attività che nelle sue diversità linguistiche, il greco ed il volgare, rappresentava un'unità culturale appena nata e che già spiccava il volo verso lidi successivamente noti.
Dei quattro poeti della scuola, due furono religiosi e due laici. Tra loro non vi furono rapporti sistematici, veri e propri contatti regolari ma un grande, reciproco rispetto ed intesa amichevole.
L’attività di Nettario fu proseguita prima da Giovanni Grasso, protonotario e maestro imperiale, e poi da suo figlio Nicola d’Otranto. Giorgio di Gallipoli fu, infine, il rappresentante più importante della scuola poetica greca nel Salento bizantino.
Il monastero di Casole fu, a partire dal secolo XI, un vero e proprio centro propulsore di cultura e di civiltà, anticipando prima ed affiancando dopo la famosa scuola siciliana di Federico II da cui ebbe avuto inizio, nel 1200, quel processo linguistico da cui sarebbe derivata la lingua italiana.
Sempre in questi remoti luoghi tra gli scogli più ad est d'Italia, nacquero alcuni tra i primi componimenti in poesia della letteratura nazionale.
Nella Terra d'Otranto nell'Età oscura la lingua greca, quella parlata oltremare nelle terre di Bisanzio, fu la lingua con la quale si esprimeva non solo la comunità italo - greca dei monaci basiliani che dette vita all'abbazia di Casole ma anche la lingua usata dalla maggior parte della popolazione.
Il Circolo Poetico di Casole, posto sotto l’ala protettrice di Federico II e sotto la guida dell'abate Nettario, oltre a trattare temi religiosi e profani, promosse un vero e proprio umanesimo italo - bizantino in Terra d'Otranto che determinò la sopravvivenza della lingua greca come lingua letteraria del Salento in un'età in cui invece a Palermo, alla corte del grande Federico II, l’italiano volgare prevaleva sulle lingue classiche.
La penisola salentina, dunque, sotto l’influenza di Bisanzio, disponeva e dispensava arte e cultura in un periodo in cui il centro-nord d'Italia veniva dilaniato dalle invasioni barbariche e segnato dalle lotte intestine tra guelfi e ghibellini e dalle conseguenze di un marcato analfabetismo.
In un'epoca come la nostra, caratterizzata da uno scontro tra la civiltà occidentale e quella orientale, dove il diverso viene additato come un pericolo da evitare e sconfiggere, è bene ricordare che è stato sempre il confronto, anche aspro e acceso ma sempre volto ad una composizione, a determinare il progresso umano.
La storia dell'uomo non è altro che la storia delle tante, diverse civiltà che da sempre si sono incontrate, scontrate, a volte combattute e contrastate su diversi campi di battaglia in un percorso lungo millenni.
Per qualche secolo uno degli scacchieri su cui le diverse civiltà si sono confrontate è stato nelle campagne a sud di Otranto, nella quiete e nella vivacità del monastero di San Nicola di Casole dove uomini di diversa cultura, estrazione, mentalità, religione e provenienza lavorarono fianco a fianco per migliorare loro stessi e ciò che li circondava.
La lezione di quegli uomini è più che mai attuale, tra due mondi in conflitto deve esserci sempre la possibilità di edificare un ponte che unisca le due anime.
Testimonianza di tutto questo è ancora oggi lo stupendo mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, lasciatoci dal monaco bizantino di Casole Pantaleone, sintesi perfetta di Oriente ed Occidente, ancora oggi un vero e proprio inno ad una pacifica convivenza interculturale.
F.L. Rizzo
Bibliografia.
Antonio De Pascali – Nel monastero di Casole le origini della letteratura italiana.
Valentina Vantaggiato – Abbazia di San Nicola di Casole. Crogiolo d'intelletti.
http://www.otrantopoint.com/monastero-di-san-nicola-di-casole.html
http://www.correrenelverde.com/abbazie/puglia/sannicoladicasole.htm