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Salento, Sud Est
Parlare della Grande Storia del Salento vuol dire accostarsi con tanta umiltà alla lettura della vita delle sue pietre cominciando dalla morfologia del territorio con le dolci Serre chiuse a Nord dalle ultime propaggini delle Murge Pugliesi: il Salento lo vedi subito come zona ideale per la vita da duecentomila anni: l’ultima emersione. Un’area ricchissima d’acqua, largamente pianeggiante, un carsismo evidente e fiori, tanti fiori, con almeno duecento varietà di orchidee che vivono alle Orte al primo sole di gennaio sino a novembre e solo a dicembre si addormentano nel tappeto di muschi del Natale.
L’area deteine il primato, in Europa, per varietà di fiori, orchidee e fichi, è quasi naturale che il Cro-Magnon, il Neanderthal, il Sapiens, gli Uluziani ed i Romanelliani l’abbiano vissuta con continuità. Un passo indietro per ricordarvi che il patrimonio fossilifero è pari, per forza estetica, al suo soprastante: i calcari a rudiste, le scutelle, le ammoniti, le barriere di coralline di Castro, le ostreate mura di Manduria e quant’altro ci raccontano di isole splendide, negli ultimi cento milioni di anni in movimento nel Mediterraneo sino all’aggancio con la placca europea.
“Hic bene manebimus” organizzando l’agricoltura nel mesolitico nella piana di Gallipoli orlata da tante dune fossili con le Veneri di Parabita e la Venere di Terenzano sulle colline. E finalmente esplode la civiltà nel Salento megalitico che inventa, con il dolmen, le prime forme culturali preparatorie della civiltà menhirica che organizza il metafisico del quale i Messapi diventeranno interpreti magniloquenti. La civiltà messapica costituita da incredibili cavalieri chiude l’Adriatico con una serie di fortezze ed esercitando la democrazia raggiunge uno sviluppo notevolissimo che integrato dai Romani conquistatori subisce però una regressione per l’estendersi del diritto schiavista ad ogni sfera del sociale; le civiltà occidentali hanno rischiato il collasso come alcune civiltà precolombiane e per fortuna nel mondo si conservano isole matriarcali come il Salento.
Poi il monachesimo e Costantinopoli ed il limes graecorum sino a Federico II e la Torre di Leveranno, eloquente corona imperiale sullo Jonio. Casole intanto è già attiva (la prima università nel mondo, il primo umanesimo) e contro di essa si scatena la follia distruttiva; il Salento resiste e dalle sue sponde partono poi le navi dello scontro conclusivo a Lepanto. Subito dopo la Controriforma con i magnifici conventi e chiese barocche con la riconquista all’ortodossia cattolica sino a Giovanni Paolo II che demolisce il socialismo reale dalle colline sopra la Minerva nel 1980.
Il Salento oggi riscopre la sue centralità mediterranea e si offre all’abbraccio della contemporaneità
con la musicalità vocale del maestro Carmelo Bene, con la sua felicissima Storia e con le sue pietre.
Articolo inviatoci dal Prof. Alberto Signore,
Presidente dell'associazione “Amici dei Menhir”